Subito dopo aver
individuato e scelto la bandiera, si è voluto far riferimento a un modello di
sviluppo capace di raccogliere e ravvivare tutte le potenzialità del nostro
progetto. Si è perciò guardato a ciò che hanno saputo fare i francesi in Provenza,
dove, partendo da un umile fiorellino profumato e quasi dimenticato come la
lavanda, sono riusciti a inventarsi
un’economia e molti posti di lavoro non solo nell’agricoltura, ma anche
nell’artigianato, nella piccola industria, nel commercio e soprattutto nel
turismo (vedere più avanti, Progetto "Rose" punto primo).
Anche in quel
caso lo spunto d’inizio è stato di tipo culturale. I cugini d’oltralpe,
infatti, sono riusciti a imporre all’immaginazione popolare l’accostamento, felice
anche se un po’ forzato, tra il suggestivo colore blu viola, di cui facevano
largo uso i pittori impressionisti, e i campi di lavanda in fiore, trasformando
così una rustica pianta officinale in elemento identitario forte d’un intero
territorio.
Ben altro potere
evocativo possiede la rosa, il simbolo da noi scelto. La regina di tutti i
fiori è strettamente legata a Genova e alla Liguria, com’è facilmente
dimostrabile percorrendo la nostra storia: dall’accostamento tra il fiore che
simboleggia la Vergine Maria, proclamata regina di Genova al tempo della
Repubblica e quindi raffigurata tra le rose in tanti dipinti e statue
soprattutto in epoca barocca, alle famose rose
di seta, un tempo prodotte dalle monache Fieschine e commercializzate in tutta
Europa; dalla magnificenza dei grandi roseti di tanti palazzi e ville patrizie,
il cui ricordo sopravvive ancor oggi nel Parco di Nervi, ai dolcetti a base di petali di rose
proposti dalle antiche pasticcerie e allo sciroppo di cui si faceva largo uso
nelle case (vedere più avanti, Progetto "Rose" puntI secondo e terzo). Ed è stato proprio questo squisito sciroppo, recentemente riscoperto
e prodotto da alcuni coltivatori della Valle Scrivia, consorziatisi in vista
della sua commercializzazione, a farci pensare che i paesi di questa salubre valle, assieme ad altri particolarmente panoramici della Fontanabuona, potessero essere quelli più adatti a far partire il nostro progetto.
Attraverso
un’esplorazione del territorio, al momento ancora lacunosa, ci è stato
possibile conoscere alcuni sindaci di
buona volontà ed alcuni altri interessanti personaggi, ben edotti sulle
tradizioni dei luoghi, i quali hanno apprezzato immediatamente le potenzialità
del progetto. Incontri fortunati che,
naturalmente, hanno rafforzato i nostri propositi.
Una
bandiera, un territorio e un buon progetto di sviluppo che hanno ora bisogno di
raccogliere attorno a sé le persone giuste, non solo quelle in possesso delle competenze adeguate ma anche, e forse
soprattutto, quelle dotate della generosità e della passione necessarie per
fare diventare realtà una semplice intuizione.
Saprà
la terra di Liguria che oggi appare stanca e rassegnata al peggio per via delle
troppe delusioni ricevute da coloro in cui pure aveva creduto, reagire alla
sfiducia e far sue le parole del Cardinale Angelo Bagnasco che in un suo
recente discorso ha incitato i genovesi a non pietrificarsi nell’immobilismo
tipico delle “residenze per anziani” ma ad aprirsi al futuro “mettendo insieme
energie, inventiva, capitali e progetti"? (Miriam
Pstorino)
PROGETTO "ROSE" (3 dei 5 punti)
1. LA LAVANDA DI PROVENZA, UN MODELLO ESEMPLARE
Ecco ciò che hanno saputo realizzare i francesi di Provenza
partendo da
un umile fiorellino profumato e quasi dimenticato: la lavanda,
sono riusciti ad inventarsi
un’economia e a creare molti nuovi posti di lavoro nell'agricoltura
nell'artigianato,
nella piccola industria,
nel turismo,
nel commercio, sia in loco
sia all'estero.
Finché in
Provenza qualcuno pensò di poter arrestare il declino di questa coltura
tradizionale trasformando la piccola spiga profumata in un elemento identitario dotato di forza evocativa.
Tutto nasce
dalle basi culturali e dall’intuito di chi ha saputo prevedere le potenzialità
di una pianta tipica dall’intenso profumo,
Abbiamo fin qui considerato tutti i punti attraverso i quali si è sviluppato il progetto Lavanda della Provenza e, successivamente, alcuni dei significati simbolici della Rosa per poi dar conto dei tanti legami che il più nobile e forte di tutti i fiori ha con Genova e il suo territorio. Vediamo ora di immaginare come si potrebbe espandere nel tempo e nei luoghi adatti, un nostro progetto "rose" che chiameremo UNA ROSA COME BANDIERA. Di fatto, restituendo alla rosa quel valore simbolico che storicamente le appartiene, questa volta attribuendole il potere di risvegliare la nostra languente economia.
La coltivazione delle rose, oggi di modesto significato sia sulla costa sia nell'entroterra della provincia di Genova, andrà incentivata in modo da caratterizzare il paesaggio.
Le qualità da privilegiare saranno quelle più indicate per uso alimentare: dalla damascena alla centifolie, dalla gallica alla muscosa alla rugosa, ecc. (a tal proposito: utilissima la consulenza che potrà essere fornita dai coltivatori, dai vivaisti e da altri esperti naturalisti della Valle Scrivia e della Fontanabuona a cui si devono alcune delle preziose informazioni qui raccolte).
Così come è avvenuto in Provenza per la lavanda, con l'avanzare del Progetto "Rose", aumenterà la domanda di prodotti derivati direttamente dal nostro fiore; quindi sarà necessario attrezzarci in maniera conveniente sul fronte alimentare, cosmetico e parafarmaceutico, con la messa in commercio di una congrua quantità di:
miele
gelati
E se i francesi hanno creato in stile finto rustico quella bellissima saponetta color lavanda nella forma tradizionale del sapone di Marsiglia, noi potremo inventarcene una color rosa, ispirandoci alle forme rettangolari, tipiche dei nostri saponi storici. (Vale la pena qui ricordare che la nostra città ospitò una delle più importanti fabbriche della Mira Lanza, marchio oggi in mano a una multinazionale).
Ma è ovvio che l'incidenza economica di derivati dalla rosa, sia pure di alta qualità, è destinata a non andare oltre certi limiti.
Noi invece, come già abbiamo detto, vogliamo far sì che la rosa esca dalla sua seconda e lunga stagione di oblio e recuperi la sua forza di simbolo: questa volta per misurarsi contro la disoccupazione, vera e propria peste dei nostri giorni.
Ecco quindi per quali imprese la ROSA potrà diventare BANDIERA (brand o marchio per dirla in modo più moderno o, per dir meglio, prosaico).
Di questi pomodori a spicchio, dalla forma piatta e dalla buccia sottile, ottimi sia in insalata sia per cucinare salse fresche, se ne è perso addirittura il ricordo. Ed è molto probabile che quelli che appaiono in questa foto siano solo un facsimile.
i cui piccoli fiori viola-blu evocavano i colori tanto amati dai pittori impressionisti, le cui opere erano ormai entrate a far parte dell'immaginazione popolare.
Renoir, Paesaggio con donna |
Monet, Ninfee |
Abbiamo fin qui considerato tutti i punti attraverso i quali si è sviluppato il progetto Lavanda della Provenza e, successivamente, alcuni dei significati simbolici della Rosa per poi dar conto dei tanti legami che il più nobile e forte di tutti i fiori ha con Genova e il suo territorio. Vediamo ora di immaginare come si potrebbe espandere nel tempo e nei luoghi adatti, un nostro progetto "rose" che chiameremo UNA ROSA COME BANDIERA. Di fatto, restituendo alla rosa quel valore simbolico che storicamente le appartiene, questa volta attribuendole il potere di risvegliare la nostra languente economia.
PROGETTO ROSE
I SIMBOLI NON MUOIONO MAI
(ultimo punto)
La coltivazione delle rose, oggi di modesto significato sia sulla costa sia nell'entroterra della provincia di Genova, andrà incentivata in modo da caratterizzare il paesaggio.
Le qualità da privilegiare saranno quelle più indicate per uso alimentare: dalla damascena alla centifolie, dalla gallica alla muscosa alla rugosa, ecc. (a tal proposito: utilissima la consulenza che potrà essere fornita dai coltivatori, dai vivaisti e da altri esperti naturalisti della Valle Scrivia e della Fontanabuona a cui si devono alcune delle preziose informazioni qui raccolte).
Così come è avvenuto in Provenza per la lavanda, con l'avanzare del Progetto "Rose", aumenterà la domanda di prodotti derivati direttamente dal nostro fiore; quindi sarà necessario attrezzarci in maniera conveniente sul fronte alimentare, cosmetico e parafarmaceutico, con la messa in commercio di una congrua quantità di:
sciroppi
marmellate
miele
dolcetti
gelati
rosolio
Provvedendo alla creazione di una nuova ricca linea di prodotti di erboristeria ricavati dai semi della rosa canina di cui sono note le straordinarie qualità antiossidanti.
Nel contempo perfezionando la produzione di prodotti cosmetici semi artigianali, partendo dal sapone alla rosa.
Ma è ovvio che l'incidenza economica di derivati dalla rosa, sia pure di alta qualità, è destinata a non andare oltre certi limiti.
Noi invece, come già abbiamo detto, vogliamo far sì che la rosa esca dalla sua seconda e lunga stagione di oblio e recuperi la sua forza di simbolo: questa volta per misurarsi contro la disoccupazione, vera e propria peste dei nostri giorni.
Ecco quindi per quali imprese la ROSA potrà diventare BANDIERA (brand o marchio per dirla in modo più moderno o, per dir meglio, prosaico).
Attenzione: l'immagine, qui inserita come esempio, si riferisce a un marchio inglese. |
LA RINASCITA DELL'AGRICOLTURA LIGURE
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L'incalzare della crisi sta rendendo possibile quello che solo pochi anni fa era ritenuto inimmaginabile: già oggi un certo numero di giovani sono ritornati alla terra e cercano di restaurare le fasce che i nostri avi ricavarono con immensa fatica da un territorio tra i più difficili. Si tratta di valorizzare il loro sforzo e far sì che un'occupazione di ripiego, dettata dalla necessità ritorni ad essere quello che era: un lavoro vero e stabile, forse più meritevole di rispetto di tanti altri.
Grazie al nostro microclima, in quelle fasce, potranno tornare a prosperare le magnifiche coltivazioni della nostra tradizione.
A partire dall'ulivo da cui si ricava un olio la cui fama perdura a dispetto della produzione oggi ridotta al minimo
A partire dall'ulivo da cui si ricava un olio la cui fama perdura a dispetto della produzione oggi ridotta al minimo
per arrivare agli ottimi ortaggi della nostra tradizione che i liguri, marinai per necessità ma contadini per vocazione, selezionarono per le loro mense. Dedicando un'attenzione particolare a quelli più trascurati che attendono il rilancio. Quelli che seguono, segnalati sulla base del ricordo, sono solo alcuni esempi.
Di questo particolare tipo di rapa morbida e dolce (rava-cou) oggi esiste una residuale coltivazione solo in località Acquasanta
Di questi pomodori a spicchio, dalla forma piatta e dalla buccia sottile, ottimi sia in insalata sia per cucinare salse fresche, se ne è perso addirittura il ricordo. Ed è molto probabile che quelli che appaiono in questa foto siano solo un facsimile.
Tra i primi posti in lista di attesa per un conveniente rilancio c'è l'impareggiabile radice di Chiavari, tenera e amara al punto giusto ma spesso introvabile anche sui banchi dei mercati genovesi.
IL RECUPERO DELL'ARTIGIANATO
L'importanza di rivitalizzare l'artigianato locale appare evidente in quanto da sempre costituisce parte integrante dell'economia turistica.
Ma, siccome questo è un campo dove non si può improvvisare, è ovvio che, almeno in un primo momento, per la nostra offerta "rose", guarderemo solo alle poche manifatture liguri che hanno mantenuto alta la qualità.
Ma, siccome questo è un campo dove non si può improvvisare, è ovvio che, almeno in un primo momento, per la nostra offerta "rose", guarderemo solo alle poche manifatture liguri che hanno mantenuto alta la qualità.
Sicuramente, le ceramiche di Albissola, la cui produzione continua ad avere un buon rilievo.
Volendo innovare, almeno un po', ancora una volta servirà guardare ai vicini di Oltralpe. Questa ceramica provenzale semplice e robusta ma nello stesso tempo elegante potrebbe costituire un modello di riferimento per articoli analoghi ispirati alla rosa o al suo colore.
Buone possibilità di conquistare il mercato potrebbero avere anche i pastori in terracotta del nostro presepe povero, tipici di tutta la Liguria ed ancor oggi fabbricati ad Albissola. Queste figurine rustiche e colorate, dette "macachi", incontrano il gusto attuale e per di più armonizzano con il mondo dell'agricoltura in quanto, almeno fino agli anni cinquanta, erano gli ortolani a venderli e spesso anche a produrli per arrotondare le loro magre entrate.
Grandissimo potere attrattivo conservano i magnifici damaschi che ancor oggi vengono tessuti a Lorsica su telai in legno del Settecento.
Qualora fosse trovata una strada per avviare una produzione di manifatture davvero artistiche ricavate dall'ardesia delle cave, ecco che tutta la Fontanabuona, valle bellissima, potrebbe trovare una nuova dimensione turistica sotto il segno della rosa.
Un discorso a se meritano gli oggetti in legno.
In Valle Scrivia sopravvive una piccola manifattura di cesti intrecciati con le strisce di corteccia nelle forme tipiche della Liguria. Al momento questa produzione è ridotta ai minimi termini: prova ne stato possibile trovare una sola immagine sulla rete. Ciò non toglie che i rustici cestini e cestoni, opportunamente rivestiti, potrebbero diventare i contenitori ideali per tutti i prodotti alimentari legati al progetto "rose".
Ma anche gli stampini in legno usati per confezionare i tipici corzetti potrebbero diventare un curioso souvenir.
In Valle Scrivia sopravvive una piccola manifattura di cesti intrecciati con le strisce di corteccia nelle forme tipiche della Liguria. Al momento questa produzione è ridotta ai minimi termini: prova ne stato possibile trovare una sola immagine sulla rete. Ciò non toglie che i rustici cestini e cestoni, opportunamente rivestiti, potrebbero diventare i contenitori ideali per tutti i prodotti alimentari legati al progetto "rose".
Ma anche gli stampini in legno usati per confezionare i tipici corzetti potrebbero diventare un curioso souvenir.
Mentre, restando in argomento, non dovrebbe essere troppo difficile arrivare a produrre un bel tagliere ligure in legno pesante e di foggia antica, come questo
Il progetto "rose" potrebbe far da traino anche ad alcuni prodotti di qualità della nostra piccola industria, come la pasta del .... le cui confezioni, assieme all'olio e ai vasetti di basilico ben si inseriscono nel Kit di vetrina incentrato sull'alimentare.
.....
. (inserire foto di un pacco di pasta della valbrevenna)
Anche quelli della piccola industria, come queste ottime paste della Val piccole industrie:
questi rustici contenitori, opportunamente confezionati potrebbero diventare i contenitori ideali del
questo campo non si può improvvisare potrebbe partire dalle (poche) tecniche sopravvissute al disastro