Programma
16,30 - Saluti
del Prof. Alessandro Morgante Presidente Municipio VIII Medio Levante
16,40 - Maria Antonietta Novara, Scrittrice, San
Benedetto e Carlo Magno: dal passato, idee e soluzioni per l’Europa della grande crisi
17,00 - Pier Angelo Vassallo, Storico della Filosofia, saggista, Il Nichilismo
approdo finale di tutte le ideologie fallaci del Novecento
17,15 - Marco Merli, Editore,Il libro
oggi
17, 35 - Emanuele Podestà, Studente, direttore collana Habanera, Alla
ricerca di un linguaggio comune
Moderatrice Miriam Pastorino
Le
civiltà fioriscono e decadono e nessuno può dire se siamo ancora in tempo a
cambiare una storia che pare segnata. Ma quanto pesa l’ignoranza sui nostri
destini? Oggi alcuni
politici parlano apertamente di decrescita programmata, dichiarando così la
loro impotenza di fronte a una crisi che mai avrebbero immaginato. Altri, più
spocchiosi, dopo avere per qualche tempo riposto ogni fiducia nella pratica
dell’austerità, oggi fantasticano su improbabili progetti di sviluppo, basati
su quella spesa pubblica che essi stessi additano come causa principale del disastro. Tutti
sanno che per curare una malattia bisogna per prima cosa conoscerne le cause.
Purtroppo a nessuno di costoro viene in mente di aprire qualche libro di storia
o di filosofia per comprendere le vere origini
di una decadenza epocale che viene da lontano. Ai troppo
pigri reggitori delle nostre sorti possiamo suggerire di colmare qualche lacuna
leggendo "Le radici culturali della crisi", un articolo di sole 1000 parole apparso
su uno degli ultimi numeri de La Casana , il
periodico della Carige (vedere più avanti). Per
quanto riguarda il programma del nostro convegno diremo che rappresenta un
tentativo di dialogo tra due mondi lontani per età e mentalità, i quali molto
avrebbero da dirsi, servendosi del libro
come tramite; libro che, almeno in questo caso (e per fortuna) rappresenta un
oggetto di comune interesse.
San. Benedetto |
Al
momento non siamo in grado di prevedere gli esiti di un confronto che in ogni
caso merita di essere tentato. Poiché i
giovani rappresentano l’unica nostra possibilità di futuro, è certo che, almeno
i più volenterosi di essi, trarranno giovamento dalla scoperta delle ricchezze e
delle soluzioni che ci offre il nostro importante passato. Magari colmando, in
tal modo, le lacune di una scuola che ha fallito.
LE RADICI CULTURALI DELLA CRISI
La nostra epoca attraversa una profonda crisi, che però non
è solo e principalmente economica, bensì etica e culturale (da “La Casana”)
Le radici culturali della crisi –
facendo un inventario molto succinto e necessariamente incompleto – si possono
rinvenire nelle seguenti concezioni filosofiche, mentalità, modi di
vivere,fenomeni epocali: nichilismo,
relativismo, scientismo, edonismo ed utilitarismo egoista, secolarizzazione. Vediamoli, ovviamente molto in sintesi.
Il nichilismo
è ben definito da un suo esponente cruciale, Nietzsche, secondo cui per secoli
noi esseri umani «abbiamo cercato in tutto l’accadere un “senso” che in esso
non c’è». In particolare, come dice ancora Nietzsche,con la morte del Dio
cristiano (cioè con l’indebolimento e/o la scomparsa della fede) è sparito ciò
che per secoli ha rappresentato il fine-senso globale dell’essere della vita.
Inoltre, per il nichilismo, non solo le cose non hanno un fine, ma non hanno
nemmeno alcun valore/disvalore intrinseco. Per dirla ancora con Nietzsche, «non
vi è nulla di buono, di bello, di sublime, di malvagio in sé».
Ora, per alcuni nichilisti la mancanza
di valore riguarda la totalità dell’essere: pertanto l’omicidio e la violenza
in genere,e così il suicidio, non hanno valore né disvalore.
Per Nietzsche, invece, la mancanza di
valore riguarda le cose, ma non la volontà di potenza, che è l’unico vero
valore: «la vita si adempie essenzialmente […] offendendo,facendo violenza,
sfruttando, annientando».
Veniamo al relativismo, che è quella corrente che nega la possibilità per
l’uomo di conoscere la verità e sostiene la relatività di ogni affermazione e
di ogni pensiero: tutto ciò che l’uomo dice e pensa non è mai oggettivamente
vero, perché tutto è soggettivo e ogni singolo uomo è l’unità di misura delle
cose. Così, non è l’uomo ad adeguarsi alla realtà, ma è la realtà a doversi
adeguare all’uomo, a doversi conformare alle sue voglie ed ai suoi desideri.
Pertanto, le leggi debbono assecondare ogni desiderio (Dante dice che la regina
Semiramide «libito fé licito in sua legge», trasformava ogni suo desiderio in
legge) e concedere qualsiasi diritto.
E, se non è possibile conoscere la
verità, non è possibile giudicare oggettivamente gli atti umani: dunque le
azioni umane (anche quelle che siamo soliti considerare enormemente crudeli e
malvagie, persino il genocidio) sono tutte moralmente indifferenti.
Quanto allo scientismo, esso afferma che solo la scienza può conoscere la
verità e che solo gli enunciati scientifici hanno un valore conoscitivo, mentre
tutti i saperi non scientifici non ce l’hanno, non possono affermare delle
verità. Pertanto, l’uomo non può indagare sulle grandi domande esistenziali, su
Dio, sull’anima e sulla sua immortalità, sul bene/male, sulla libertà, sulla
sofferenza, ecc.
L’edonismo
e l’utilitarismo egoista, dal canto loro, affermano che lo scopo del vivere
è il conseguimento del proprio piacere e benessere, in generale il
raggiungimento del proprio vantaggio. Ritengono impossibili – o comunque
criticano – sia l’esercizio dell’amore disinteressato e il dono sia, in
generale, la dedizione a scopi come il bene (e come il bene comune), la
giustizia, il dovere morale, ecc., obiettivi verso cui producono (nelle
persone) insensibilità e disinteresse.
Veniamo alla secolarizzazione. Tutte le precedenti concezioni producono la crisi
del cristianesimo e ne sono nello stesso tempo il prodotto. Infatti, il
cristianesimo afferma tesi decisamente antitetiche rispetto a tutte queste
correnti. Rispetto al nichilismo afferma l’esistenza
del valore delle cose e del senso della vita nonché (ovviamente) l’esistenza di
Dio. Rispetto al relativismo sostiene la
conoscibilità (anche se soltanto parziale) della verità, perlomeno di
alcune verità fondamentali concernenti il significato del nostro essere al
mondo, l’esistenza di Dio, il bene/male, la libertà, sulla sofferenza, ecc.
Rispetto allo scientismo asserisce l’esistenza anche di
una sfera spirituale dell’essere ed afferma la sensatezza delle questioni esistenziali che
lo scientismo vorrebbe invece squalificare. Rispetto all’edonismo e all’egoismo
proclama che il senso della vita umana
risiede nell’amore di Dio e del prossimo.
Il cristianesimo, inoltre, promuove e
difende l’antidoto cruciale all’edonismo ed all’egoismo: la famiglia, la cui odierna condizione di grande difficoltà è
un’ulteriore (ed essenziale) causa della crisi della nostra epoca. Nella
famiglia vige la logica della gratuità al posto della legge del do ut des: il bambino è amato per se
stesso e non per l’utilità che esso produce; l’anziano è custodito anche se non
è più produttivo; un familiare ammalato non viene abbandonato. Ognuno è amato e
accettato per quello che è,e non per quello che fa, per ciò che produce o che
possiede. Come Benedetto XVI ha detto varie volte, la famiglia è la cellula fondamentale della società (lo dicevano già
molti pensatori non cristiani, per esempio Aristotele e Cicerone), è la
sorgente della pace e dell’amore, il luogo primario dell’umanizzazione della
persona: infatti, in una famiglia riuscita si esperiscono alcune componenti
fondamentali della pace, come la giustizia e l’amore tra i suoi membri,
l’autorità non dispotica dei genitori, il servizio amorevole ai più deboli,
l’aiuto reciproco, la disponibilità ad accogliere l’altro e a perdonarlo. Pertanto la comunità umana non può fare a
meno della famiglia e chi osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace.
Ovviamente non è stato qui possibile
argomentare delle
critiche (al riguardo sia permesso di
rinviare a G. Samek Lodovici, Alcune tesi
nichiliste (e qualche breve critica), in A. Aguilar (a cura di), Una nuova apologetica
per un nuovo millennio,
IF Press, Roma 2011, pp. 87-
118) alle concezioni filosofiche
menzionate quali radici
della crisi culturale contemporanea. Ma, forse, è stata almeno parzialmente
lumeggiata la fecondità inestimabile, come antidoto alla crisi, del cristianesimo.
Quest’ultimo, per accennare ad un suo
ulteriore inestimabile merito in aggiunta a quelli già menzionati, ha per primo
affermato la dignità inviolabile di tutti gli esseri umani (e non solo di
alcuni): uomini, donne, bambini, anziani, sani e malati, cittadini e stranieri,
ricchi e poveri, ecc. Lo conferma Nietzsche, assolutamente insospettabile di
simpatie cristiane, che auspicava un’aberrante selezione eugenetica del genere
umano e perciò riteneva che la colpa imperdonabile (che in realtà è un merito
imperituro) del cristianesimo fosse l’aver proclamato l’uguaglianza e la
dignità intangibile di tutti: «il concetto dell’uguaglianza delle anime di
fronte a Dio» è «il prototipo di tutte le teorie della parità dei diritti» e la
morale cristiana «ha preservato […] i disgraziati attribuendo a ciascuno un
valore infinito». E, ancora, «che cos’è la “virtù” e l’“amore per gli uomini”
nel cristianesimo, se non appunto questa reciprocità nel sostegno, questa
solidarietà dei deboli, questo ostacolo frapposto alla selezione?».
di Giacomo Samek
Ludovici
Docente di Storia delle dottrine morali all’Università Cattolica di Milano