martedì 14 gennaio 2014

Segue UNA ROSA COME BANDIERA e Progetto "ROSE" punto per punto

Subito dopo aver individuato e scelto la bandiera, si è voluto far riferimento a un modello di sviluppo capace di raccogliere e ravvivare tutte le potenzialità del nostro progetto. Si è perciò guardato a ciò che hanno saputo fare i francesi in Provenza, dove, partendo da un umile fiorellino profumato e quasi dimenticato come la lavanda, sono riusciti a inventarsi un’economia e molti posti di lavoro non solo nell’agricoltura, ma anche nell’artigianato, nella piccola industria, nel commercio e soprattutto nel turismo (vedere più avanti, Progetto "Rose" punto primo).
Anche in quel caso lo spunto d’inizio è stato di tipo culturale. I cugini d’oltralpe, infatti, sono riusciti a imporre all’immaginazione popolare l’accostamento, felice anche se un po’ forzato, tra il suggestivo colore blu viola, di cui facevano largo uso i pittori impressionisti, e i campi di lavanda in fiore, trasformando così una rustica pianta officinale in elemento identitario forte d’un intero territorio.
Ben altro potere evocativo possiede la rosa, il simbolo da noi scelto. La regina di tutti i fiori è strettamente legata a Genova e alla Liguria, com’è facilmente dimostrabile percorrendo la nostra storia: dall’accostamento tra il fiore che simboleggia la Vergine Maria, proclamata regina di Genova al tempo della Repubblica e quindi raffigurata tra le rose in tanti dipinti e statue soprattutto in epoca barocca, alle famose rose di seta, un tempo prodotte dalle monache Fieschine e commercializzate in tutta Europa; dalla magnificenza dei grandi roseti di tanti palazzi e ville patrizie, il cui ricordo sopravvive ancor oggi nel Parco di Nervi,  ai dolcetti a base di petali di rose proposti dalle antiche pasticcerie e allo sciroppo di cui si faceva largo uso nelle case (vedere più avanti, Progetto "Rose" puntI secondo e terzo). Ed è stato proprio questo squisito sciroppo, recentemente riscoperto e prodotto da alcuni coltivatori della Valle Scrivia, consorziatisi in vista della sua commercializzazione, a farci pensare che i paesi di questa salubre valle, assieme ad altri particolarmente panoramici della Fontanabuona, potessero essere quelli più adatti a far partire il nostro progetto.
            Attraverso un’esplorazione del territorio, al momento ancora lacunosa, ci è stato possibile  conoscere alcuni sindaci di buona volontà ed alcuni altri interessanti personaggi, ben edotti sulle tradizioni dei luoghi, i quali hanno apprezzato immediatamente le potenzialità del progetto. Incontri fortunati che, naturalmente, hanno rafforzato i nostri propositi.
            Una bandiera, un territorio e un buon progetto di sviluppo che hanno ora bisogno di raccogliere attorno a sé le persone giuste, non solo quelle in possesso delle competenze adeguate ma anche, e forse soprattutto, quelle dotate della generosità e della passione necessarie per fare diventare realtà una semplice intuizione.
            Saprà la terra di Liguria che oggi appare stanca e rassegnata al peggio per via delle troppe delusioni ricevute da coloro in cui pure aveva creduto, reagire alla sfiducia e far sue le parole del Cardinale Angelo Bagnasco che in un suo recente discorso ha incitato i genovesi a non pietrificarsi nell’immobilismo tipico delle “residenze per anziani” ma ad aprirsi al futuro “mettendo insieme energie, inventiva, capitali e progetti"? (Miriam Pstorino) 


 PROGETTO "ROSE"  (3 dei 5 punti)
1. LA LAVANDA DI PROVENZA, UN MODELLO ESEMPLARE


Ecco ciò che hanno saputo realizzare i francesi di Provenza 


partendo da un umile fiorellino profumato e quasi dimenticato: la lavanda,

sono riusciti ad inventarsi un’economia e a creare molti nuovi posti di lavoro nell'agricoltura

nell'artigianato,

nella piccola industria,

nel turismo, 

nel commercio, sia in loco


sia all'estero.
Stand in una delle tante fiere dedicate ai prodotti della Provenza

Con la modernità, anche in Francia, la lavanda pareva avviata a un ruolo marginale: quello di profumare la biancheria conservata in qualche cassetto.



Finché in Provenza qualcuno pensò di poter arrestare il declino di questa coltura tradizionale trasformando la piccola spiga profumata in un elemento identitario dotato di forza evocativa.


Tutto nasce dalle basi culturali e dall’intuito di chi ha saputo prevedere le potenzialità di una pianta tipica dall’intenso profumo,



i cui piccoli fiori viola-blu evocavano i colori tanto amati dai pittori impressionisti, le cui opere erano ormai entrate a far parte dell'immaginazione popolare.

Renoir, Paesaggio con donna
Monet, Ninfee


Cezanne, Montagne Saint Victorie , Tholonet, Aix en Provence


Un accostamento fortunato tra agricoltura e arte che attraverso emozioni gradevoli trasformava un semplice colore in elemento identitario di un intero territorio.


La storia prosegue con l'elaborazione delle varie fasi attuative del Progetto. E ognuna di queste fasi viene perseguita con tenacia. Si cominciò incoraggiando gli agricoltori a non abbandonare le loro colture tradizionali.
Contestualmente si rilanciarono tutti gli impieghi abituali dell’umile spiga blu. Dai semplici mazzolini essiccati, via via confezionati in maniera sempre più accattivante,

Dai profumi, agli oli essenziali e a tutti gli altri prodotti della cosmesi.

                     













Dal miele   alle tisane e a tutti gli altri  generi di erboristeria.

Se ne riscopersero o, per meglio dire, se ne inventarono gli usi alimentari. Dalle marmellate





agli sciroppi,




dai liquori ai dolcetti, dal gelato al risotto. 


E qualcuno concepì perfino questo stravagante paté.

Quindi si arrivò a commercializzare l'"idea" stessa della lavanda: il fiore riprodotto in maniera realistica o stilizzata o anche il suo colore. Dall'oggettistica


 dall'abbigliamento

all'arredamento 


Alla fine trasformando una insignificante spiga viola in un potente richiamo turistico, un marchio conosciuto e venduto in tutto il mondo. 




Con importanti risultati economici che durano nel tempo.         
Nell'immagine che segue, un esempio di divulgazione spinta al massimo livello.


Ormai lavanda vuol dire Provenza. Ma va ricordato che anche la nostra regione è sempre stata terra di lavanda. Particolarmente importanti erano le piantagioni dell’imperiese. 




Ampiamente sfruttato il “PROGETTO LAVANDA” che, a tempo debito, avrebbe potuto attecchire anche in Liguria, ci siamo chiesti se esistesse  una coltura legata alla storia del nostro territorio abbastanza attraente per entrare nella memoria del pubblico dei nostri giorni, smaliziato e bombardato da innumerevoli immagini e da ogni altro tipo di sollecitazioni pubblicitarie.  


PROGETTO "ROSE"
      2. Il potere evocativo della rosa

Tra i tanti simboli importanti, poco usati o quasi del tutto dimenticati, la Rosa è quello che può fare al caso nostro.


Considerata da sempre la regina di tutti i fiori, la rosa, oltre a una ineguagliabile bellezza, possiede una storia lunga e gloriosa e, di conseguenza, un grande potere evocativo. Anacreonte, poeta greco del V Secolo A.C., così cantava il nostro fiore:
La rosa è il profumo degli dei
la gioia degli uomini
orna le grazie dell'amore che sboccia 
è il fiore prediletto da Venere.
Nel mondo classico, associata alla dea Venere e al mito di Adone e Afrodite, la rosa era il simbolo dell'amore.


Fin dai tempi più antichi dalla nobile rosa si ricavavano profumi, oli e unguenti che venivano conservati in ampolle e preziosi vasetti.

                                                                                                                     
e i patrizi romani non badavano a spese quando si trattava di ingentilire le loro feste con i petali delle rose.
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Con la caduta di Roma e l'affermazione del Cristianesimo, sulla rosa, considerata simbolo pagano scese l'oblio.



Ma nel Medioevo si assistette al suo grande ritorno dovuto alle proprietà medicamentose che le si attribuivano contro l'epidemia della peste.
Di conseguenza, al nostro nobile fiore furono associati nuovi significati simbolici legati alla religione cristiana. Quelli che seguono sono solo alcuni esempi. 

I suoi petali sono le gocce del sangue di Gesù sparso sulla Croce;
l'intero suo fiore è la coppa che tale sangue raccolse 
e quindi essa stessa diventa il simbolo del Martirio.
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E se nel mondo greco e romano la rosa era l'emblema dell'amor carnale,
nel Medioevo diventa l'emblema delle vergini.



E la Vergine Maria diventa la Rosa Mistica. 


Il nostro fiore è anche l'attributo di molti santi, tra cui santa Rita e Santa Teresa di Lisieux, meglio conosciuta come Santa Teresa del Bambin Gesù.



Ispirato alla rosa, il rosone delle cattedrali indica la perfezione di Dio


                                                                                         
e il rosario che è una corona di rose,
 è un chiaro riferimento all'Ave Maria 

Naturale che la rosa, simbolo pagano e cristiano, trovi da sempre grande spazio nella storia dell'arte. Un solo esempio: Adone e Afrodite.


Quando, con il Barocco, si diffonde l'uso di dipingere nature morte, appare naturale che il suo ruolo diventi quello della protagonista.




Con la modernità, la rosa torna a perdere il suo valore simbolico e gli artisti, ora sempre a caccia di originalità, la trascurano per dedicarsi ad altri fiori.
Van Gogh, per esempio, si dedica agli iris, ai papaveri, alle margherite, ai fiori di pesco e ai girasoli. 






Anche se poi non dimentica la rosa.


Benché in gran parte smarriti i significati simbolici legati alla religione Cristiana, dall'impressionismo fino ai nostri giorni, la rosa continua ad essere un soggetto abbastanza ricorrente nelle nature morte dei pittori e non mancano quelli che continuano a servirsene per ingentilire ritratti femminili.



Naturalmente molto grande è lo spazio che occupa la rosa nel mondo letterario. Qui ci limitiamo a ricordare il posto che la rosa occupa nel Paradiso di Dante.

Per il nostro lavoro che mette al centro la rosa, vanno ricordati anche i significati più popolari di questo fiore. La rosa rossa simboleggia l'amore eterno e la passione.


La rosa bianca significa purezza.


La rosa gialla gelosia.


La rosa rosa dolcezza, amicizia, serenità.


La rosa canina: piacere ma anche dolore.


Molti anni sono passati da quando Massimo Ranieri ottenne grande successo cantando Rose rosse per te


E se la regina di tutti i fiori continua ad avere un certo successo tra gli innamorati...


Oggi gli artisti hanno altri modi per esprimersi. 


E neanche i bambini si dissetano più con gli antichi sciroppi



Genova e la Rosa

Ovunque diffuso, il SIMBOLO DELLA ROSA è storicamente molto importante per Genova e il suo territorio.
Lo troviamo rappresentato, sia pure indirettamente, dal Catino che raccolse il sangue di Cristo conservato nel Museo del Tesoro di San Lorenzo.


E poiché, nel 1637, i Genovesi scelsero la Vergine Maria come loro Regina, la nostra città, per celebrala, commissionò statue e dipinti della Vergine ai più grandi artisti dell'epoca barocca.
Filippo Parodi, Immacolata Conce


Museo di Sant'Agostino, Pierre Puget, Vergine con il Bambino


A.M. Maragliano, Madonna del Rosario

Continua ad essere meta di importanti pellegrinaggi il Santuario della Guardia intitolato alla Vergine Maria.  



Mentre nella centralissima chiesa della Consolazione si festeggia Santa Rita, protettrice dei casi impossibili ed onorata con l'offerta di rose.




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Meritano di essere ricordati i quadri di Giovanni Boldini, alcuni dei quali presenti nella
R accolta Frugone di Genova Nervi. Il raffinato artista livornese spesso ornava di rose di seta le splendide donne che ritraeva. 



Ed erano esportate in tutta Europa le bellissime rose di seta prodotte dalle Fieschine.




In tempi recenti, i genovesi  sono tornati a ricordarsi del loro antico legame con la rosa, fiore simbolico per eccellenza ma anche pianta tra le più decorative per allestire giardini.

E così, una trentina di anni fa, nello splendido Parco di Nervi,ad opera del Comune di Genova, fu creato un grande roseto.



Mentre, a partire dai primi anni del nuovo millennio, alcune aziende agricole della Valle Scrivia si sono consorziate per dar vita a nuove coltivazione di rose con lo scopo di ricavarne ottimi sciroppi e altri prodotti alimentari e di erboristeria. In questo caso, traendo ispirazione da un prezioso elemento di continuità, rappresentato dalla prestigiosa Confetteria Romanengo che, unica nel suo genere, incurante delle mode, ha continuato a proporre ai suoi raffinati clienti i prodotti dolciari della tradizione genovese, autentiche delizie del palato.


Abbiamo fin qui considerato tutti i punti attraverso i quali si è sviluppato il progetto Lavanda della Provenza e, successivamente, alcuni dei significati simbolici della Rosa per poi dar conto dei tanti legami che il più nobile e forte di tutti i fiori ha con Genova e il suo territorio. Vediamo ora di immaginare come si potrebbe espandere nel tempo e nei luoghi adatti, un nostro progetto "rose" che chiameremo UNA ROSA COME BANDIERA. Di fatto, restituendo alla rosa quel valore simbolico che storicamente le appartiene, questa volta attribuendole il potere di risvegliare la nostra languente economia.


 PROGETTO ROSE 
I SIMBOLI NON MUOIONO MAI
 (ultimo punto)

La coltivazione delle rose, oggi di modesto significato sia sulla costa sia nell'entroterra della provincia di Genova, andrà incentivata in modo da caratterizzare il paesaggio.
Le qualità da privilegiare saranno quelle più indicate per uso alimentare: dalla damascena alla centifolie, dalla gallica alla muscosa alla rugosa, ecc. (a tal proposito: utilissima la consulenza che potrà essere fornita dai coltivatori, dai vivaisti e da altri esperti naturalisti della Valle Scrivia e della Fontanabuona a cui si devono alcune delle preziose informazioni qui raccolte).



Così come è avvenuto in Provenza per la lavanda, con l'avanzare del Progetto "Rose", aumenterà la domanda di prodotti derivati direttamente dal nostro fiore; quindi sarà necessario attrezzarci in maniera conveniente sul fronte alimentare, cosmetico e parafarmaceutico, con la messa in commercio di una congrua quantità di:


sciroppi 


marmellate 


miele

dolcetti


gelati


rosolio

Provvedendo alla creazione di una nuova ricca linea di prodotti di erboristeria ricavati dai semi della rosa canina di cui sono note le straordinarie qualità antiossidanti.


Nel contempo perfezionando la produzione di prodotti cosmetici semi artigianali, partendo dal sapone alla rosa.


E se i francesi hanno creato in stile finto rustico quella bellissima saponetta color lavanda nella forma tradizionale del sapone di Marsiglia, noi potremo inventarcene una color rosa, ispirandoci alle forme rettangolari, tipiche dei nostri saponi storici. (Vale la pena qui ricordare che la nostra città ospitò una delle più importanti fabbriche della Mira Lanza, marchio oggi in mano a una multinazionale).




Ma è ovvio che l'incidenza economica di derivati dalla rosa, sia pure di alta qualità, è destinata a non andare oltre certi limiti.
Noi invece, come già abbiamo detto, vogliamo far sì che la rosa esca dalla sua seconda e lunga stagione di oblio e recuperi la sua forza di simbolo: questa volta per misurarsi contro la disoccupazione, vera e propria peste dei nostri giorni.

Ecco quindi per quali imprese la ROSA potrà diventare  BANDIERA (brand o marchio per dirla in modo più moderno o, per dir meglio, prosaico).


Attenzione: l'immagine, qui inserita come esempio, si riferisce a un marchio inglese.

LA RINASCITA DELL'AGRICOLTURA LIGURE
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L'incalzare della crisi sta rendendo possibile quello che solo pochi anni fa era ritenuto inimmaginabile: già oggi un certo numero di giovani sono ritornati alla terra e cercano di restaurare le fasce che i nostri avi ricavarono con immensa fatica da un territorio tra i più difficili. Si tratta di valorizzare il loro sforzo e far sì che un'occupazione di ripiego, dettata dalla necessità ritorni ad essere quello che era: un lavoro vero e stabile, forse più meritevole di rispetto di tanti altri.


Grazie al nostro microclima, in quelle fasce, potranno tornare a prosperare le magnifiche coltivazioni della nostra tradizione.
A partire dall'ulivo da cui si ricava un olio la cui fama perdura a dispetto della produzione oggi ridotta al minimo


per arrivare agli ottimi ortaggi della nostra tradizione che i liguri, marinai per necessità ma contadini per vocazione, selezionarono per le loro mense. Dedicando un'attenzione particolare a quelli più trascurati che attendono il rilancio. Quelli che seguono, segnalati sulla base del ricordo, sono solo alcuni esempi.

Di questo particolare tipo di rapa morbida e dolce  (rava-cou)  oggi esiste una residuale coltivazione solo in località Acquasanta



Di questi pomodori a spicchio, dalla forma piatta e dalla buccia sottile, ottimi sia in insalata sia per cucinare salse fresche, se ne è perso addirittura il ricordo. Ed è molto probabile che quelli che appaiono in questa foto siano solo un facsimile.



A parte il basilico, la patata quarantina è forse l'unico prodotto della terra che ha goduto di una forma di promozione da parte delle istituzioni. Ora è abbastanza conosciuta e richiesta, almeno in ambito locale.  


Tra i primi posti in lista di attesa per un conveniente rilancio c'è l'impareggiabile radice di Chiavari, tenera e amara al punto giusto ma spesso introvabile anche sui banchi dei mercati genovesi.




IL RECUPERO DELL'ARTIGIANATO

L'importanza di rivitalizzare l'artigianato locale appare evidente in quanto da sempre costituisce parte integrante dell'economia turistica. 
Ma, siccome questo è un campo dove non si può improvvisare, è ovvio che, almeno in un primo momento, per la nostra offerta "rose", guarderemo solo alle poche manifatture liguri che hanno mantenuto alta la qualità.

Sicuramente, le ceramiche di Albissola, la cui produzione continua ad avere un buon rilievo.


Volendo innovare, almeno un po', ancora una volta servirà guardare ai vicini di Oltralpe. Questa ceramica provenzale semplice e robusta ma nello stesso tempo elegante potrebbe costituire un modello di riferimento per articoli analoghi ispirati alla rosa o al suo colore. 


Buone possibilità di conquistare il mercato potrebbero avere anche i pastori in terracotta del nostro presepe povero, tipici di tutta la Liguria ed ancor oggi  fabbricati ad Albissola. Queste figurine rustiche e colorate, dette "macachi", incontrano il gusto attuale e per di più armonizzano con il mondo dell'agricoltura in quanto, almeno fino agli anni cinquanta, erano gli ortolani a venderli e spesso anche a produrli per arrotondare le loro magre entrate.


Grandissimo potere attrattivo conservano i magnifici damaschi che ancor oggi vengono tessuti a Lorsica su telai in legno del Settecento. 


Qualora fosse trovata una strada per avviare una produzione di manifatture davvero artistiche ricavate dall'ardesia delle cave, ecco che tutta la Fontanabuona, valle bellissima, potrebbe trovare una nuova dimensione turistica sotto il segno della rosa.


Un discorso a se meritano gli oggetti in legno.
In Valle Scrivia sopravvive una piccola manifattura di cesti intrecciati con le  strisce di corteccia nelle forme tipiche della Liguria. Al momento questa produzione è ridotta ai minimi termini: prova ne stato possibile trovare una sola immagine sulla rete. Ciò non toglie che i rustici cestini e cestoni, opportunamente rivestiti, potrebbero diventare i contenitori ideali per tutti i prodotti alimentari legati al progetto "rose".  
Ma anche gli stampini in legno usati per confezionare i tipici corzetti potrebbero diventare un curioso souvenir.


Mentre, restando in argomento, non dovrebbe essere troppo difficile arrivare a produrre un bel tagliere  ligure in legno pesante e di foggia antica, come questo



Il progetto "rose" potrebbe far da traino anche ad alcuni prodotti di qualità della nostra piccola industria, come la pasta del .... le cui confezioni, assieme all'olio e ai vasetti di basilico ben si inseriscono nel Kit di vetrina incentrato sull'alimentare.

.....




. (inserire foto di un pacco di pasta della valbrevenna)






Anche quelli della piccola industria, come queste ottime paste della Val  piccole industrie:

questi rustici contenitori, opportunamente confezionati potrebbero diventare i contenitori ideali del
 questo campo non si può improvvisare potrebbe partire dalle (poche) tecniche sopravvissute al disastro